L'ULTIMA VOLTA


 


UNO



Quando finirono di fare l'amore lei era con la testa poggiata sul suo petto e sentiva il cuore battere forte; mentre lui fumava una sigaretta fissando il soffitto.

La vita di Leo procedeva senza troppi intoppi, dopo la laurea aveva subito trovato lavoro: era un ingegnere e lavorava per una grande multinazionale.

Tra i banchi del liceo incontrò l'amore, Martina, e con lei decise di fare il grande passo.

Insomma la vita di Leo, poco più che trentenne, sembrava uno di quei quadri perfetti dove tutto è al posto giusto.

Incontrò Martina per la prima volta nel cortile del liceo durante la ricreazione. Fu lei a fare il primo passo, chiedendogli una sigaretta. Leo era uno dei ragazzi più ambiti della scuola, esteticamente era molto piacevole: più alto della media, spalle larghe e gli occhi castani dal taglio esotico che sembrava ti guardassero dentro. Era anche uno dei migliori della scuola, aveva tutti voti alti, tranne che in una materia: il latino. Proprio non gli entrava in testa.

Martina, invece, non era una delle più appariscenti della scuola ma aveva degli occhi verdi che brillavano ed emanavano dolcezza, contornati dai lunghi capelli dorati. E poi, era bravissima in latino.

Divennero prima amici. Non fu uno di quegli amori dirompenti, che fin dal primo istante ti scombussolano; fu più un amore graduale... Dopo un po', senza rendersene conto, non potevano fare a meno uno dell'altro.

Da quel giorno decisero di proseguire la loro vita insieme e quando Martina diventò ufficialmente docente di latino nel loro vecchio liceo, decisero di sposarsi.

Se fosse stato per Leo avrebbe, con piacere, sorvolato questo passaggio e virato per la convivenza. Ma Martina ci teneva. Era un suo sogno fin da bambina: andare all'altare con l'abito bianco.

E per questo, alla fine, Leo acconsentì esaudendo il suo sogno. In fondo è anche questo amore, fare a volte cose che non ci piacciono per rendere felice la persona che amiamo.

Così convolarono a nozze e si trasferirono in una casa in periferia.

I primi tempi furono di adattamento, dovevano abituarsi a stare insieme più di un weekend.

Ma lo fecero in fretta; ognuno aveva i suoi spazi, i suoi ruoli e poi, ovviamente, c'erano gli spazi in comune, come il divano la domenica pomeriggio a guardare un film.

Dopo il primo anniversario di matrimonio decisero di provare ad avere un bambino. Erano pronti a generare il frutto del loro amore. Ma il destino non fu dello stesso parere: dopo un anno di tentativi e svariati medici consultati, decisero di interrompere la ricerca.

Martina rimase scossa da questa esperienza, non riusciva a immaginare una vita completa senza un figlio. Spesso la notte piangeva di nascosto a letto, tentando di scacciare attraverso le lacrime quel dolore insopportabile.

Leo dall'esterno non sembrava aver subito danni ma in realtà rimase scosso anche lui; la sua insolita iperattività ne era la dimostrazione: passava la maggior parte del tempo a lavoro e spesso la sera si fermava al bar a fare due chiacchiere con gli amici.

Quello che un tempo era il suo rifugio, la casa, adesso era diventato un luogo ostile da cui stare più lontano possibile.

Arrivarono ad un punto di rottura e decisero di affrontarsi.

<<Così non possiamo andare avanti, sembriamo due estranei>> esordì Leo.

<<Dopo che abbiamo deciso di non provarci più ti sei allontanato. Proprio quando avevo più bisogno di te. Mi sono sentita sola>> ribatté Martina.

<<E cosa avrei dovuto fare?>>

<<Avrei voluto solo che mi abbracciassi un po' di più. Tutto qui>>

<<Forse hai ragione. Abbiamo attraversato un periodo pesante e avevo bisogno di evadere. Non potevo sollevarti da un dolore che lacerava per primo me.>>

<<Adesso vieni qui e abbracciami>> esortò Martina.

Leo la strinse a sé.

<<Ritorniamo a vivere. Io e te>> le sussurrò all'orecchio mentre continuava a stringerla.

<<Sì. Io e te>> ribadì lei.



DUE

Un pomeriggio Martina scrollando il feed di facebook notò un post di una scuola di ballo della zona che annunciava l'inizio dei corsi di salsa cubana.

Quelle musiche, quelle movenze l'avevano sempre attratta e poi il ritmo ce l'aveva nel sangue; inoltre pensò che fosse un buon modo per conoscere persone nuove e divertirsi un po'.

Lo propose a Leo che, benché riluttante, accettò. Lui, invece, era completamente sprovvisto del senso del ritmo ma concordava sul fatto che fosse una buona occasione per distrarsi un po'.

Il primo giorno di lezione Vera era lì con Paolo, il marito.

Era di una bellezza rara: aveva i capelli neri, la carnagione ambrata, gli occhi blu come il mare, i lineamenti dolci e tutte le forme del corpo proporzionate.

Fin da bambina sapeva di essere particolarmente bella, glielo ripetevano in continuazione.

Crescendo capì anche che la sua bellezza era un'arma a doppio taglio. Molte persone si fermavano all'apparenza, ritenendo erroneamente che un involucro così gradevole non potesse avere un interno della stessa misura. Aveva dovuto lottare ogni volta per evitare il classico stereotipo della “bellezza senza cervello”.

Aveva conosciuto Paolo a lavoro: lei era la responsabile marketing e lui il direttore commerciale della stessa azienda.

Paolo aveva dieci anni in più a lei; le piaceva la maturità e quel senso di sicurezza che le dava.

Dopo alcune storie finite male, con giovani egoisti che pensavano principalmente a se stessi, Vera aveva visto in lui l'uomo giusto capace di soddisfare il suo costante bisogno di sicurezza.

Andarono subito a convivere e Paolo poco dopo le chiese di sposarlo; Vera accettò e colmò quel senso di vuoto che la accompagnava da tempo.

Inizialmente Leo e Vera non si notarono, la tensione per quella esperienza del tutto nuova impedì agli occhi di focalizzarsi. Poi – visto che nelle lezioni di salsa cubana, di solito, le coppie non rimangono fisse ma si alternano – si ritrovarono faccia a faccia.

Leo cercò di contenere l'imbarazzo evitando il suo sguardo, la sua bellezza era disarmante.

<<Stai tranquillo. Cerca di non pensare>> esortò lei vedendolo in difficoltà.

<<Sembra impossibile>> replicò lui con un sorriso.

<<Cerca di non pensare a quello che c'è intorno. Guarda solo me>> consigliò lei.

<<D'accordo. Guardo solo te>> rispose lui alzando lo sguardo, che fino a quel momento fissava i piedi, per guardarla negli occhi.

Ballarono i passi imparati quella sera guardandosi sempre negli occhi.

Quando il maestro invitò a cambiare partner, prima che lei se ne andasse, Leo le fece un cenno con la testa come per ringraziarla.

Dopo la lezione si fermarono in sala relax per qualche minuto e, tutti e quattro, si presentarono ufficialmente. Parlarono con entusiasmo di questa nuova esperienza e quando si salutarono si diedero appuntamento alla prossima lezione.

Lezione dopo lezione la tensione si allentava e l'imbarazzo diminuiva, iniziavano a divertirsi. Leo, inaspettatamente, si rese conto che se la cavava bene e il pensiero di essere “un tronco di legno” era solo una sua convinzione limitante.

Durante l'ultima lezione il maestro annunciò che per il prossimo weekend aveva organizzato una serata dedicata ai nuovi iscritti per far sì che iniziassero a ballare i primi passi tra loro.

I quattro, all'unanimità, decisero di partecipare.



TRE

Il locale era un pub stile english (niente di più lontano dalla cultura cubana) i tavoli erano stati predisposti ai lati della sala, in modo da lasciare libero lo spazio centrale per ballare.

Si sistemarono in un tavolo tutti e quattro con un'altra coppia.

Dopo aver ordinato e consumato le pietanze, bevuto tanta sangria e dopo che l'azione disinibitoria dell'alcool iniziò a fare effetto, si lanciarono in pista.

Iniziarono con le coppie ufficiali poi cambiavano con il brano musicale successivo.

Erano tutti allegri e sorridenti: la musica, l'alcool, il fatto che si conoscevano tutti contribuì a creare un'atmosfera conviviale.

Dopo l'ultimo ballo Vera, contravvenendo a tutte le regole del galateo, invitò Leo a ballare; lui accettò.

La prese per mano e la portò al centro della pista; la strinse a sé, erano nella posizione di partenza, aspettando che la musica iniziasse, a pochi centimetri uno dall'altro, potevano sentire i loro respiri.

Si guardavano negli occhi e tutto intorno a loro sembrava sparire, i pensieri dissolti come in una sorta di meditazione.

Guarda solo me” quelle parole pronunciate da Vera, attraversarono improvvisamente la mente di Leo.

La musica iniziò e fu come una sveglia, scuotendoli e riportandoli sulla terra. Ballarono insieme senza mai interrompere quel legame creato dagli occhi fino alla fine del brano.

Dopo che si separarono Leo ne approfittò per riprendere fiato, si diresse verso la prima hostess che vide e le chiese indicazioni per i bagni.

Rinfrescatosi uscì dal bagno e si apprestava a ritornare dagli altri, quando, inaspettatamente, si ritrovò Vera davanti.

<<Ehi. I bagni delle donne sono dall'altra parte. Avranno sbagliato ad indicarti. Capita>> disse lui

<<In realtà sono proprio dove voglio essere>> replicò lei

<<E sarebbe?>>

<<Da te!>>

Leo rimase per qualche secondo senza parole, mentre il viso gli si colorava di rosso, poi si riprese e replicò.

<<Bene. Sono qui... Dimmi tutto>> disse cercando di nascondere l'imbarazzo.

<<Volevo dirti che dalla prima volta che ti ho visto avrei voluto baciarti>> rispose lei, sporgendosi verso di lui e baciandolo.

<<Ma sei impazzita!>> esclamò lui, guardandosi attorno per vedere se qualcuno li avesse visti.

<<E' probabile!>> ribatté lei con un sorriso ironico.

Leo la fissò per un attimo come per dire “Non lo rifare mai più!” e si allontanò indispettito.

Ritornato dagli altri si diresse subito verso Martina, le disse che non si sentiva tanto bene, che probabilmente aveva bevuto troppa sangria e avrebbe preferito andarsene; Martina, a malincuore perché si stava divertendo, acconsentì.

Salutarono tutti, presero i giubbotti e si avviarono verso l'uscita.

Prima di uscire Leo incrociò Vera, che ritornava dagli altri, si guardarono per un attimo, lei lo guardava rammaricata, ma poi lui distolse lo sguardo e andò via.

Nel tragitto verso casa Leo rivisse in mente l'accaduto: il ballo con Vera, l'odore della sua pelle che lo faceva andare in visibilio, le sue labbra che toccavano le sue. Si sentiva come vittima di un incantesimo.

Dentro di sé sapeva che era una situazione da evitare. Era sempre stato fedele a Martina e la fedeltà coniugale è uno dei suoi valori fondamentali; ma quelle sensazioni - l'adrenalina che lo scuoteva, l'eccitazione che sentiva quando lei si avvicinava - gli piacevano. Erano inebrianti.

Ma che pensieri fai... cazzo... Ricordati che sei un uomo sposato” ritornò in sé, interrompendo il turbinio di immagini che si riproducevano nella sua mente.

Tornati a casa, senza dire nemmeno una parola, si preparò in fretta e furia per andare a letto, sperando che una notte di sonno riuscisse a dissolvere tutte le sue paranoie.



QUATTRO

Erano passati tre giorni da quella sera. Leo ci aveva riflettuto e decise che avrebbe messo le cose in chiaro con Vera.

Quando l'avrebbe incontrata alla lezione sarebbe stato freddo e formale con lei, in modo da evitare ulteriori fraintendimenti.

La sera della lezione Martina era euforica, sembrava rinata da quando frequentava il corso.

A volte per superare i drammi e gli imprevisti della vita la soluzione migliore è ballarci su. La musica e la danza sono come balsamo per la nostra anima: districano tutti i grovigli e la spianano dalle asperità.

Leo era felice per lei e non aveva alcuna intenzione di impedirle di continuare quell'esperienza per una sua debolezza. Avrebbe gestito la situazione, se ne convinse.

Al corso quando s'incontrarono Leo trattò Vera come si era ripromesso, la salutò con indifferenza e, inaspettatamente per lui, lo stesso fece lei.

Iniziò la lezione e tutto sembrava procedere tranquillamente. Leo vedeva Martina divertirsi e si rallegrò e Vera si comportava normalmente: non c'erano stati sguardi particolari o reazioni ambigue; tirò un sospiro di sollievo.

Verso la fine della lezione lui e Vera capitarono insieme. Eseguirono i passi imparati quella sera – lui era in imbarazzo ma si controllò, lei, invece, mostrava una calma innaturale – dopo qualche minuto il maestro chiamò il cambio partner e si separarono.

Finita la lezione, come ormai da abitudine, si fermarono qualche minuto in sala relax. Quando venne il momento di salutarsi, Vera si avvicinò a Leo e con un gesto veloce e impercettibile gli mise qualcosa in tasca.

Leo se ne accorse e usò tutto il suo autocontrollo per rimanere impassibile.

Saluto gli altri, aspettò che Martina facesse lo stesso, e andarono via.

Erano ormai a casa e Leo non aveva ancora messo le mani in tasca.

Ancora una volta quelle sensazioni contrastanti lo pervasero e lo turbavano.

Da un lato era eccitato, si sentiva come un bambino che aspettava di scartare il regalo ricevuto; dall'altro era preoccupato e si sentiva in colpa, pensava che Vera si comportasse in quel modo perché lui non era riuscito a nascondere il suo interesse per lei.

Dopo queste riflessioni decise di scoprire l'oggetto misterioso che giaceva nella tasca dei suoi pantaloni.

Andò in bagno, chiuse a chiave, ed estrasse dalla tasca un foglio di quaderno piegato in quattro parti. Inizialmente ipotizzò di gettarlo senza spiegarlo e leggerne il contenuto “Se non so, il problema non esiste!” pensò, ma subito scartò questa ipotesi. Alla fine lo aprì e sopra c'era scritto, con una penna nera, un messaggio:



Da quella sera non riesco a smettere di pensarti. E sento che è lo stesso anche per te...

Contattami su questo numero è sicuro!

342........

Vera”



Leo lo lesse e spalancò gli occhi, il cuore gli pulsava più veloce e di scatto si diresse verso la porta accertandosi di averla chiusa bene. Poi prese il cellulare, salvò quel numero in rubrica con un nome fittizio e strappò in molte parti il foglio di quaderno, gettò tutto nel water e tirò lo sciacquone.

Prima di uscire rimase qualche secondo a fissarsi nello specchio, era come se cercasse una risposta, un consiglio dalla sua immagine riflessa.

Uscito dal bagno incontrò Martina.

<<Tutto bene Leo? Ti vedo pensieroso>> disse lei.

<<Bene, bene. Sto solo pensando a quello che mi aspetta domani a lavoro>> rispose lui sbuffando.

<<Lo sai che stasera mi sono proprio divertita. Sono contenta che abbiamo deciso di fare questo corso insieme. Ti amo>> continuò lei abbracciandolo e baciandolo dolcemente sulle labbra

<<Anch'io ti amo>> rispose lui.

Lei lo guardava con gli occhi dell'amore. Ma come guardano gli occhi dell'amore? Ti starai chiedendo.

Gli occhi dell'amore guardano attraverso. Hanno scovato l'essenza più profonda dell'essere e per questo non vedono più solo l'involucro esterno ma quello che c'è dentro.

Te ne accorgi dagli occhi che brillano e sembrano assenti, perché appunto non guardano quello che si vede: gli occhi, il naso, la bocca. Ma quello che non si vede, l'invisibile dentro ognuno di noi, che solo gli occhi dell'amore riescono a vedere.



CINQUE

Il giorno seguente Leo non smise di pensare un attimo al messaggio di Vera. Il dubbio lo assaliva.

Contattare Vera e lasciarsi andare a quelle sensazioni, rischiando, però, di ferire Martina e compromettere per sempre il loro rapporto; oppure rinunciare, proteggendo la relazione con Martina ma convivendo con il rimpianto di non aver vissuto e capito fino in fondo quello che sentiva per Vera.

La cosa certa era che entrambe le cose non potevano convivere per molto tempo. Doveva fare una scelta.

Lui amava Martina era la sua compagna di vita, la sua complice ma allo stesso tempo quelle sensazioni che sentiva con Vera non le aveva mai provate con nessuna.

Era un'attrazione inspiegabile che ti attira verso una persona senza che tu ne conosca il motivo esatto; vieni trascinato in un vortice di sensazioni inebrianti da cui poi non sei più in grado di uscirne.

I giorni passavano ed era sempre più confuso, non riusciva a trovare una risposta da solo, aveva bisogno di qualcuno che lo aiutasse a prendere una decisione. Così decise di rivolgersi a Luca, l'amico di sempre.

Si conoscevano fin da bambini, erano dello stesso quartiere e avevano frequentato le elementari, le medie e il liceo insieme, si separarono solo quando scelsero facoltà diverse all'università.

Tuttavia restarono in contatto e si raccontavano gli avvenimenti più importanti della loro vita.

Quando s'incontravano era come una seduta psicoterapeutica: se uno dei due aveva qualche difficoltà esponeva il problema e l'altro ascoltava senza interrompere e solo alla fine dava le sue impressioni.

Era un'amicizia basata sulla reciprocità; c'erano l'un per l'altro quando ne avevano bisogno.

Luca era da poco separato. Durante la sua relazione era stato un traditore seriale e la moglie non gli aveva perdonato la sua ultima scappatella. Dopo un periodo d'inferno si era ripreso – grazie anche al sostegno di Leo – e aveva ritrovato l'equilibrio e un rinnovato amore per se stesso. Chi meglio di lui poteva aiutare Leo a schiarirsi le idee?!

Si diedero appuntamento al solito bar e una volta lì ordinarono due spritz.

<<Luca ho bisogno di un tuo parere. Sono in una situazione complicata>> esordì Leo.

<<Dimmi tutto>> rispose Luca, mettendosi con le gambe accavallate e le mani incrociate sulle cosce – la sua classica posizione di ascolto.

<<Ho incontrato una donna al corso di salsa. Ci piacciamo. C'è stata una sintonia immediata. Sai quella sensazione che anche se è la prima volta che la vedi ti sembra di conoscerla da una vita?!>>

Luca annuii con la testa senza parlare.

<<E cosa più importante,>> continuò Leo, <<Lei spinge per andare oltre il gioco di sguardi e l'immaginazione... vuole passare ai fatti, renderlo reale>> concluse Leo.

<<Caspita... Benvenuto nel mio mondo!>> esclamò Luca con un sorriso e poi proseguì.

<<Questa situazione in cui ti trovi non mi è nuova. E lo sai. Mi è capitata molte volte e non me ne sono fatta scappare una>> disse sempre sorridendo.

<<La mia filosofia di vita,>> continuò Luca, <<Era “cogli l'attimo”. Qualsiasi opportunità che mi capitava la afferravo senza minimamente pensare alle conseguenze. Se una cosa la volevo e la sentivo, la facevo e basta. L'idea di rinunciare era inconcepibile per me e il pensiero di avere un rimpianto mi tormentava.

Poi quando Carmen mi ha lasciato, ho avuto modo di riflettere. Alla fine... avevo perso una persona che amavo realmente per brevi e futili attimi di piacere a cui non ero capace di rinunciare.

Dunque, amico mio, quello che devi chiederti è che se ne vale davvero la pena. Se quello che senti per questa persona è amore o è semplicemente un'infatuazione destinata ad esaurirsi in breve tempo dopo che è stata consumata>> concluse Luca.

Leo rimase in silenzio a riflettere sulle parole di Luca, mentre sorseggiava l'aperitivo e si accarezzava il mento coperto dalla barba.

<<L'amore... l'amore... basiamo la nostra intera vita su questa parola … ma alla fine, amico mio, sappiamo cos'è realmente l'amore?>>

<<Amico mio, l'amore è come le montagne russe!>> esclamò Luca.

<<Cioè?>> chiese Leo accennando un sorriso.

<<Sali, scendi, risali, riscendi. Le salite sono la parte migliore. Ti senti spensierato, leggero, la brezza che ti accarezza, il sole che ti riscalda il viso... Ti senti al settimo cielo.

Le discese, invece, sono la parte peggiore. Di solito accade all'improvviso, precipiti giù e il cuore batte all'impazzata, senti un senso di vuoto nello stomaco e fin quando non si fermerà credi sempre che ti possa schiantare.>>

<<Bella metafora, Luca. Ma non riesco proprio a trovare il nesso con l'amore>> lo interruppe Leo.

<<L'amore, Leo, è tutto il giro. Comprende le salite ma soprattutto le discese. Noi, invece, tendiamo a immaginare l'amore come una costante salita e quando ci imbattiamo nelle discese rimaniamo delusi e cerchiamo di salire su un'altra carrozza... Poi quando la nuova carrozza si imbatte nuovamente nella discesa, scendiamo di nuovo... e così via.

Restiamo in un perpetuo giro fatto solo di salite – il che è anche piacevole ed emozionante – ma l'amore vero, quel legame profondo che lega due persone, lo puoi trovare solo se ti fai il giro completo su una carrozza.>>

Leo lo guardava con approvazione, continuando ad accarezzarsi il mento.

<<Stai diventando saggio!>> esclamò con un sorriso.

<<No, sto solo invecchiando>> rispose Luca sorridendo a sua volta.

Leo guardò l'orologio digitale al polso e notò che era passata più di un'ora da quando si erano seduti.

<<Amico mio, quando stiamo insieme il tempo scorre velocemente. Purtroppo ho un impegno, devo andare.

Grazie per le parole. Ti voglio bene>>

<<Gli amici non si ringraziano, lo sai. Ti voglio bene anch'io. A presto>>.



SEI

La mattina seguente Leo si svegliò di buon umore. L'incontro con Luca aveva sortito il suo effetto ed era pronto a fare una scelta.

Andò in bagno, prese il cellulare e cercò su whatsapp il numero che Vera gli aveva scritto, lo trovò e scrisse un messaggio.



Vera tra noi non può esserci altro che una sincera amicizia. Amo mia moglie e non potrei mai farle del male.

Spero che tu comprenda le mie ragioni.”





Evitò di firmare per evitare ritorsioni – una persona ferita, a volte, può diventare vendicativa – bloccò il numero per non dare possibilità di replica e lo cancellò.

D'un tratto si sentì leggero come una piuma, quel macigno che pesava sulla coscienza si dissolse come polvere.

Uscì dal bagno e si diresse verso Martina, quando la trovò la strinse a sé, respirò profondamente il suo profumo e una sensazione di benessere lo pervase.

Se l'amore è come le montagne russe, come asseriva Luca, questa è senz'altro l'inizio di una salita dopo una discesa” pensò.

Martina rimase meravigliata da quel gesto infrequente e chiese spiegazioni.

<<Cosa hai da farti perdonare? Dai dimmelo, non ti faccio nulla>> disse con ironia

<<Ho sposato la donna più fantastica che potessi sposare e ogni tanto me lo ricordo. Tutto qui>> rispose lui continuando a stringerla.

<<Che ora è?>> disse lui improvvisamente.

<<Sono le 7.00>>

<<Ah bene... E' presto. Abbiamo una mezzora abbondante>>

<<Cosa hai in mente?>> chiese lei sorniona

<<Vieni con me, ti faccio vedere>> ripose lui, prendendola per mano e dirigendosi verso la camera da letto.

Fecero l'amore appassionatamente. Come se il fuoco, che con il tempo era calato, ardesse di nuovo come i primi tempi.



SETTE

Venne la sera della lezione. Leo era agitato perché non poteva prevedere la reazione di Vera. Lui aveva bloccato il numero per evitare una risposta e lei si era dimostrata una donna caparbia che non accettava tranquillamente un rifiuto.

Quando s'incontrarono si salutarono e Vera lo guardò negli occhi accennando un sorriso, lui sempre guardandola negli occhi ricambiò. Parlarono nel linguaggio senza parole - fatto di sguardi, cenni e sorrisi accennati – con cui avevano dialogato fin a quel momento e si capirono. Lei lo aveva capito e comprese le sue ragioni, lui la ringraziò per averlo compreso.

La lezione iniziò è tutto procedette tranquillamente.

Martina era diventata bravissima al punto che il maestro la utilizzava come partner per mostrare passi ai nuovi arrivati e Leo era sereno e contento di vedere la persona che amava felice.

Qualche lezione dopo al corso venne una nuova coppia: Gianni e Marzia.

Stavano insieme da cinque anni. Lui era un tipo estroverso, con la battuta sempre pronta e faceva facilmente amicizia; era leggermente in sovrappeso e aveva il viso tondo dai lineamenti dolci. Lei, invece, era timida e introversa, ogni volta che parlava con qualcuno che non conosceva il suo viso si imporporiva; era snella e aveva il viso a diamante dai lineamenti marcati. Erano perfettamente opposti.

Gianni e Vera si notarono subito. Lei apprezzava la sua simpatia e il suo modo di fare sfacciato, lui non aveva mai visto una donna più bella.

Dopo un po' – visto che, come già detto in precedenza, nelle lezioni di salsa le coppie, di solito, non rimangono fisse ma si alternano – si ritrovarono faccia a faccia.

Gianni guardava insistentemente Vera dritto negli occhi blu come il mare, al punto che lei abbassò lo sguardo intimidita.

Ballarono insieme e quando il maestro chiamò il cambio partner, prima di separarsi, si guardarono negli occhi e senza pronunciare una parola si dissero “Mi piaci!”.

Poche lezioni dopo Gianni e Vera iniziarono una relazione.

L'inizio fu dirompente. L'attrazione fra i due era incontenibile, alle lezioni faticavano a controllarsi.

Appena potevano si vedevano e chiusi in una camera di hotel o nell'abitacolo dell'auto si lasciavano andare alla passione.

Facevano l'amore per ore, come se non si bastassero mai, come se volessero rimanere sospesi in quel momento dove il piacere era all'apice.

Passarono mesi così. Poi Vera iniziò a sentire il bisogno di viverlo di più.

Non le bastavano più le ore ma voleva i giorni; non le bastava più il sesso ma voleva fare una passeggiata mano nella mano, voleva cenare in riva al mare. Si stava innamorando di lui.

Gianni, invece, diventava sempre più scostante. L'eccitazione e la passione iniziale cominciava a scemare e lui, come un tossico di dopamina, sentiva il bisogno di assumere una dose maggiore.

Sempre più spesso rifiutava gli inviti di Vera, trovò la scusa che Marzia si era insospettita e che per il momento era meglio vedersi meno, in realtà aveva conosciuto Anna.

La incontrò a lavoro – lui è un infermiere al pronto soccorso e lei un'infermiera della ginecologia, si incrociarono al bar dell'ospedale - e trascorreva con lei il tempo che prima dedicava a Vera.

In breve tempo nella vita di Gianni per Vera non c'era più spazio.

Vera si senti improvvisamente abbandonata e chiese spiegazioni che Gianni eludeva con le solite scuse. Ma poi l'insistenza di lei lo fece decidere di affrontarla.



OTTO

Si diedero appuntamento una sera. Lei disse al marito che andava a prendere un caffè con l'amica, lui disse a Marzia che un collega gli aveva chiesto di coprirlo per qualche ora.

Si incontrarono in un parcheggio, luogo di precedenti incontri, lontano da occhi indiscreti.

<<Sei scomparso... così... all'improvviso. Mi dici cosa ti è successo?>> esordì Vera

Gianni fece un lungo sospiro e poi parlò.

<<Vera ascolta... Tra noi deve finire qui. Marzia ha intuito qualcosa e non voglio che ci scopra>>

<<Sei proprio uno stronzo! Lo sapevo... Io già l'avevo capito, sai>> sbraitò Vera iniziando a piangere.

Gianni rimase stupito, non se l'aspettava quella reazione. In quel momento capì che per lei quella relazione aveva un peso diverso.

<<Vera, quando abbiamo iniziato ho sempre messo le cose in chiaro. Lo sapevamo che tra noi non ci poteva essere un futuro>> replicò Gianni.

<<Sì, è vero. Ma io non avevo previsto di innamorarmi di te>> disse Vera come per liberarsi da un peso che portava da un po'.

Gianni spalancò gli occhi e fece una smorfia. Quelle parole erano nell'aria ma avrebbe preferito che non le pronunciasse.

<<Di questo, Vera, io non sono responsabile. Se tu non riesci a gestire le emozioni non posso farci niente. Io sono sempre stato chiaro>> disse lui freddamente, scaricando di nuovo il peso su di lei.

Dopo queste parole Vera sbottò.

<<Sei uno stronzo insensibile. Ma come cazzo si fanno a gestire le emozioni?! Tu sei un essere senza cuore... Non voglio rivederti mai più. Andiamo via, subito! Tornatene da quella cornuta della tua ragazza>> urlò Vera, con il viso che le era diventato rosso e gli occhi gonfi per le lacrime.

Gianni non se lo fece ripetere due volte, inserì la retromarcia e partì sgommando.

La accompagnò sotto casa dell'amica, dove lei aveva lasciato l'auto, lei scese senza nemmeno guardarlo e sbattendo la portiera.

Lui partì e si senti immediatamente sollevato.

Durante il tragitto verso casa ripensò alla reazione inaspettata di Vera. Lui le aveva sempre detto che a modo suo amava Marzia e che non l'avrebbe mai lasciata e lo stesso diceva lei di Paolo. Ma i sentimenti in amore sono imprevedibili e sfuggono al nostro controllo; nascono e muoiono improvvisamente senza il nostro consenso.

All'improvviso una sensazione sgradevole lo pervase. Era il senso di colpa. Promise a se stesso che la prossima volta sarebbe stato più attento a capire e avrebbe interrotto la relazione prima di arrivare a questo punto.



NOVE

Passò quasi un mese e tutto sembrava tornato alla normalità: Gianni alla sua relazione ufficiale con Marzia e a quella clandestina con Anna e Vera al suo matrimonio con Paolo.

Entrambe le coppie, nel frattempo, avevano deciso di lasciare il corso di salsa.

Vera credeva che quel posto le aveva creato solo problemi, prima Leo e poi Gianni, e convinse Paolo a non andarci più.

Marzia, invece, aveva capito che quel posto per Gianni era come un recinto di pecore succulenti e lui, il lupo, non poteva resistere alla tentazione di tentare di divorarle, così lo costrinse a non andarci più.

Vera sentiva la mancanza di Gianni. Sentiva la mancanza di quello che lui rappresentava per lei: quei momenti che la tiravano via dalla monotonia della sua vita. Per lei era quella la felicità mentre la monotonia, l'antitesi, l'infelicità.

Era come in astinenza soffriva di crampi allo stomaco, depressione, insonnia.

Il rapporto con Paolo era diventato con il tempo sempre più freddo, scostante erano almeno due mesi che non facevano l'amore. Quella piccola scintilla, che ancora bruciava, della fiammata iniziale si era ormai spenta.

Un giorno Vera si svegliò e i sintomi dell'infelicità erano più forti che mai, si sentiva soffocare e aveva la nausea. Andò in bagno, chiuse a chiave, prese il cellulare e su whatsapp cercò il numero su cui lei e Gianni si contattavano e scrisse un messaggio.



Lo so. Tra me e te è finita! L'ho capito e non ho intenzione di crearti problemi.

Ti chiedo solo di passare una serata insieme. Una sola. Io e te. Per l'ultima volta.



Vera”



Dopo aver inviato il messaggio si senti molto meglio, i sintomi dell'infelicità diminuirono all'istante.

Gianni quando ricevette il messaggio era a lavoro. Quando vide che era Vera chiese a un collega di sostituirlo per qualche minuto. Era strano, per lui era acqua passata e non si sentivano ormai da un mese. Quel messaggio inaspettato non presagiva niente di buono.

Quando lo lesse sorrise sollevato. Evidentemente aveva immaginato qualcosa di diverso.

Tornato a casa stanco per il doppio turno a lavoro si gettò sul letto e ripensò al messaggio di Vera. D'un tratto gli passarono in mente i momenti passati con lei: le ore intere trascorse a fare l'amore, i loro corpi madidi di sudore che si fondevano in uno, le sue mani che stringevano i seni prosperosi, le labbra di lei che lo sfioravano delicatamente... Ritornò in sé e si accorse di essere eccitato.

Estrasse il cellulare dalla tasca e rispose al messaggio.



Va bene. Io e te. Per l'ultima volta.



Gianni”



S'incontrarono in un hotel dove erano già stati molte volte in precedenza.

Fecero l'amore intensamente e lentamente come per registrare tutti gli attimi e immortalarli nella mente.

Quando finirono di fare l'amore lei era con la testa poggiata sul suo petto e sentiva il cuore battere forte; mentre lui fumava una sigaretta fissando il soffitto.

<<E' stato bellissimo. Forse la più bella di tutte le volte. Ma questa dovrà essere l'ultima volta>> disse lui continuando a fumare e a fissare il soffitto.

<<Sì, lo so. Questa dovrà essere l'ultima volta>> ribadì lei, con lo sguardo perso nel vuoto e una lacrima che le rigava il viso.





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